Che ti piaccia o meno, è quasi impossibile sfuggire all’evento più chiacchierato dell’anno. Sanremo è Sanremo, e se ne parla ovunque. Ecco com’è nato questo amore tutto italiano. Spoiler: all’inizio non fu un successo!

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La scorsa edizione, che ha visto vincere Blanco e Mahmood con “Brividi”, ha registrato ascolti per un numero complessivo di oltre 13 milioni di spettatori, con 33,6 milioni di interazioni sui social.

Sulla base dei primi dati Auditel, risalenti al 1987, resta imbattuto il record dell’edizione del 1995, con una media totale di quasi 17 milioni di telespettatori.

Leggendo questi numeri ed essendo consapevole di quanto Sanremo, oggi, governi la discussione pubblica online e offline, diresti mai che la prima edizione del Festival fu un mezzo fiasco?

Sembra un po’ il cliché del fallimento che diventa successo, e in effetti anche in questa storia c’è qualcuno che ci ha creduto tanto, portando un’idea all’orecchio delle persone giuste.

Le origini del Festival di Sanremo

Figlio dell’esigenza di ravvivare la stagione invernale ligure e il casinò cittadino, il Festival di Sanremo nasce da un’idea di Amilcare Rambaldi, un commerciante di fiori con la passione per la musica.

Nominato presidente di una sottocommissione artistica dal Comitato di liberazione nazionale di Sanremo, tra le proposte formulate allo scopo di soddisfare quell’esigenza figura una gara canora: è il 1945 e viene respinta.

Nel 1947, Rimbaldi suggerisce l’idea del Festival al neo amico Angelo Nizza, autore radiofonico, chiedendogli di portarla al gestore del casinò di Sanremo, Pier Bussetti, per provare a piazzare la kermesse.

La risposta non è immediata, e nel frattempo, nel 1948, a Viareggio si tiene il Festival della canzone italiana, evento musicale che ebbe un discreto successo ma una vita molto breve: appena due anni dopo, chiude per mancanza di fondi.

Una manifestazione canora era però nel destino dell’Italia. Infatti, quattro anni dopo quell’amicizia fruttuosa, tutto ebbe inizio.

La prima edizione del Festival di Sanremo

È il 29 gennaio 1951. Il Salone delle feste del Casinò di Sanremo ospita un pubblico in parte reclutato appositamente per riempire i posti rimasti vuoti; non per il prezzo del biglietto – 500 lire – ma perché il livello culturale di quella nuova manifestazione non è percepito al pari degli eventi a cui quel pubblico è abituato.

A presentare la serata in diretta radio è Nunzio Filogamo; serata molto diversa da quella che conosciamo oggi. Infatti, solo 3 interpreti si esibirono in 20 brani inediti, mentre il pubblico consumava la cena servita dai camerieri in sala.

La vittoria di Nilla Pizzi con Grazie dei fiori passa in sordina, in quanto la stampa, i critici musicali e il pubblico reagiscono freddamente alla novità sanremese.

Solo gli ascolti radio (lungimiranti!) registrano un coinvolgimento consistente, che bastò per scatenare, l’anno successivo, un volume di richieste di partecipazione pari a 380 canzoni.

Dalla radio alla diretta RAI

Nel 1953 il Festival comincia ad assumere le fattezze di un evento prestigioso e di rilievo: l’accesso al Teatro era consentito solo su invito, e pare che alcuni fossero venduti sottobanco al costo di 10 mila lire. L’interesse della stampa e degli aspiranti concorrenti aumenta, tanto che…

Nel 1955 il Festival di Sanremo passa al contenitore televisivo, e viene trasmesso in diretta dalla RAI, anche se solo parzialmente dalle 22:45.

Si inizia a chiacchierare dell’evento e a canticchiare le canzoni: un primo tassello della manifestazione, e dei suoi effetti, così come la conosciamo oggi.

Curiosità sul Festival: location, conduttori, “Volare” e playback

  • Il Festival viene ospitato al teatro del Casinò di Sanremo fino al 1976, per poi approdare al Teatro Ariston, l’attuale location.
  • Pippo Baudo detiene il primato di conduzioni: ben 13 per lui.
  • Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno (1958), identificata e poi registrata anche come “Volare”, segna l’inizio di una nuova fase della musica; da Wikipedia: “[…] recependo il nuovo stile portato dagli “urlatori” e mediandolo con un’esecuzione che risente delle influenze swing di importazione statunitense. […] risulta invece innovativo l’arrangiamento”.
  • Nell’anno in cui il playback divenne obbligatorio, il 1984, i Queen sono ospiti internazionali: Freddie Mercury non ci sta, e allontana l’asta del microfono svelando il trucco.
Modugno Sanremo 1958_Perché Sanremo è Sanremo

E a te, che effetto fa Sanremo?

Sei uno “spettatore seriale”, lo segui occasionalmente – magari obbligato da qualcuno 😛 – o non ti interessa proprio?

Ma soprattutto, riesci a sfuggire alla mole continua e massiccia di informazioni che arriva da ogni canale di comunicazione prima, durante e dopo la kermesse?

Ecco… credo che, per il livello di pervasività raggiunto dal Festival di Sanremo e la costante connessione con gli altri e con i media dovuta allo smartphone, anche la persona più disinteressata finisca per assorbire qualche informazione in merito.

Tutti parlano di Sanremo

Che sia il passaggio in radio, il post su Facebook, il reel su Instagram, il TG, il collega di lavoro o chicchessia, Sanremo trova il modo di raggiungerti, di giungerti alle orecchie e agli occhi con i suoi vincitori e – spesso finti – perdenti, i suoi gossip, la sua patina di esclusività e i suoi grandi o presunti scandali.

Sanremo è ormai parte della cultura popolare italiana, una discussione comune in cui tutti, in un modo o nell’altro, finiamo.

È stato, ed è ancora, vetrina e specchio sì di cambiamenti musicali, ma anche di usi e costumi, valori, apparenze e ribellioni che hanno fatto la storia della società italiana dal Secondo dopoguerra ad oggi.

Non è solo musica, quindi: non lo è mai stato.

Ed è forse questo il suo segreto; forse è per questa sua capacità di accompagnare le generazioni, di salutarne alcune e accoglierne altre, che Sanremo è Sanremo.

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