Vivere e lavorare in van, abbracciando la slow life. È la scelta di Sergio Calafiura, cantante e vocal trainer di Cagliari.

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Quella di Sergio Calafiura è una di storia di cambiamento in cui i puntini di transizione da una vita tradizionale a una cucita su misura si sono uniti indizio dopo indizio, fino a delineare una strada su quattro ruote, quelle di “NirVan“, il veicolo nel quale vive a tempo pieno e lavora a tempo parziale: vista terra, cielo e mare.

Acquistato nell’agosto del 2020, il van Iveco anno 1994 si presentava diverso da com’è oggi. Otto mesi dopo, nell’aprile del 2021, Sergio ha iniziato a viverci stabilmente, patente alla mano e restyling avviato.

Nell’estate dello stesso anno, è partito per il suo primo Tour Didattico con NirVan, percorrendo l’Italia da centro a sud tra masterclass, lezioni, registrazioni ed esibizioni.

Nell’inverno 2021-2022 ha tenuto le lezioni sul van, on the road in terra sarda, per poi tornare sulla penisola a ottobre 2022. Stavolta, salendo verso nord a partire a Livorno: un mese, 2600 chilometri, e tanti van lifer incontrati lungo il cammino, con i quali ha condiviso dei raduni.

Mi sono goduto la condivisione di cose che esulano dal mio lavoro: figurati che hanno scoperto come cantavo soltanto a fine mese! Quasi un mese senza cantare, perché l’estate è stata impegnativa: 60 date, quasi tutte di fila; ho fatto pausa, ascoltando gli altri cantare ai falò”.

Sessanta, come il numero di lezioni settimanali che Sergio teneva prima della slow life, e che ha dimezzato: “Il camper va lento, e quindi mi impone la lentezza”.

Come sei arrivato alla decisione di vivere in van?

Cinque o sei anni fa, un mio personal trainer mi disse di voler prendere uno studio mobile, perché allenava nei parchi. Mi si accese una lampadina, ma la misi da parte.

Poi è arrivato il Covid, che mi ha fatto staccare… e quando io stacco, comincio a pensare. Non mi facevano costruire sul mio terreno a Castiadas e temevo di non riuscire più a pagarmi l’affitto, essendo costretto a stare chiuso in casa. Allora ho preso tutti i soldi che avevo da parte, ed essendomi appassionato di van life anche attraverso i video su YouTube, mi sono detto: “Basta, lo faccio. Mi compro un camper per andarci a vivere”. Male che vada, ho pensato, ricomincerò.

Si sono uniti un po’ di puntini, insomma.

Sì, esatto. E da lì ne ho scoperto altri.

Immagino che la gestione del tuo lavoro sia cambiata…

Ho ancora il mio studio e in più faccio lezioni qua. La differenza è che mi sveglio dove mi pare, e questo mi rinfresca.

Non è stato bello stare chiuso dentro una casa per così tanto tempo, ma proprio durante il lockdown ho creato dei video-metodi grazie ai quali ho pagato l’affitto, iniziando poi a promuovermi di più e a far crescere le richieste di lezioni. A quel punto la mia vita è cambiata, perché è nata la possibilità di fare questo lavoro in gran parte online. Due giorni alla settimana, infatti, li dedico alle lezioni da remoto.

Come si svolge una tua giornata tipo?

Dipende dal giorno. Il lunedì ho le lezioni online, quindi già dal venerdì scelgo di posizionarmi in un posto che mi piacerebbe vedere. Così, so che il lunedì mattina mi sveglierò, per esempio, a Tuerredda, e farò le lezioni rigenerato, perché sarò davanti al mare; ho fatto una lezione a fianco a un nuraghe di Buddusò: alzavo gli occhi e non vedevo muri, capisci?

Mi pare di capire che più di tutto sia cambiato il tuo approccio al lavoro.

Sì, pensare di svegliarmi dove decido e fare lezione mi dà una carica assurda, sono proprio felice di iniziare la giornata, non è più una routine.

Io ho scelto un lavoro che potenzialmente è la mia passione, ma da quando lavoro è pur sempre un lavoro, quindi devo cercare la passione in altre cose.

Questa vita lo è diventata: il fatto di riuscire a lavorare dove voglio, come voglio, quando voglio, e il non avere più paura di non riuscire a fare le cose, mi dona un’energia diversa.

Sono più paziente, più sereno, ed è cambiato il mio modo di ragionare.

Cosa apprezzi maggiormente di questa vita itinerante, nel contesto del tuo lavoro?

Sicuramente il conoscere persone diverse. Avere la musica in comune è bellissimo, però l’ambiente è molto competitivo, non sempre trasparente. Invece, avere il mio lavoro ma condividere le esperienze con persone che fanno altre cose e hanno pressoché la mia stessa condizione mentale, mi permette di vivermi la vita senza più dipendere dalle persone e da un certo modo di lavorare.

E poi ha rallentato i miei ritmi, è come se mi fossi risvegliato; infatti, lavoro dal lunedì al giovedì, mentre dal venerdì alla domenica mi dedico anche ad altro.

Non so come descriverti ciò che questo stile di vita mi ha regalato, però penso che si capisca. Si capisce?

Assolutamente sì. Quali sono invece i limiti del vivere in van? Siano essi pratici, personali o lavorativi.

Indubbiamente ci sono dei limiti. Per esempio, non c’è la comodità di avere l’acqua corrente, uno scarico fognario e l’elettricità continua. Ma sono limiti che puoi gestire: sai che l’acqua finirà entro dieci giorni e che più o meno in quel momento dovrai andare a svuotare il tuo bagno e le acque grigie. Ho poi dei pannelli solari che mi permettono di avere l’elettricità quasi sempre, e un inverter e una power station che sopperiscono a un’eventuale mancanza.

Ho speso un po’ di soldi, ma penso siano stati gli anni più belli che ho passato negli ultimi vent’anni.

Ne è valsa la pena…

Sì. Se mi si dovesse chiudere questa esperienza adesso, all’improvviso, direi che ne è valsa la pena, perché viverla mi ha portato ad essere così.

Attualmente sono molto sereno per certi aspetti e per altri no, perché il punto, come lavoratore indipendente, è sempre il lavoro. Devo imparare a preoccuparmi meno di questa cosa.

Ho la fortuna di lavorare veramente tanto, però con la mia forma mentis questo pensiero esisterà sempre.

I limiti del vivere in van, quindi, sono tutti superabili con l’abitudine e una buona organizzazione?

Sì. All’inizio è stata un pochino dura, perché il mezzo aveva quasi trent’anni ed era fermo da dieci, e io, non conoscendo la meccanica, entravo in allarme ad ogni intoppo.

Piano piano ho iniziato a conoscerlo e a maturare qualche conoscenza tecnica; tengo poi a portata di mano i numeri dei meccanici, quei due o tre di riferimento.

I limiti in realtà non ci sono: sono quelli che ti metti tu.

Penso che tanto dipenda dalla capacità di adattamento personale.

Sì. Inoltre a me piace moltissimo vivere qua dentro da solo.

Forse in una casa concepirei di più la convivenza; infatti, condivido alcuni giorni della settimana con la mia ragazza, ma una convivenza, o quel che sarà, è prevista in una casa, per quanto io non riesca a pensare di abbandonare questo tipo di vita.

Hai anticipato la mia domanda: il tuo futuro lo immagini così o pensi che questa sia una fase?

Non te lo so dire. Mi preoccupa un po’ il fatto di dover tornare, un giorno, in una casa, per quanto un nido lo vorrei e ci sto lavorando.

Così è bellissimo: sono al Poetto, e domani sarò contento di svegliarmi anche se alle 11 dovrò essere a scuola, perché farò colazione davanti al mare e prenderò una boccata d’aria della Sardegna, prima di spostarmi in studio.

Quali abitudini hai abbandonato e quali implementato, rispetto alla vita di prima?

Uno dei motivi per cui ho cominciato a fare questa vita è che ero molto materialista, nel senso che avevo sempre bisogno di cose. Invece così, non avendo spazio, ho eliminato il superfluo: i vestiti li ho tolti quasi tutti; faccio fatica a rinunciare alle scarpe, ma ora ne ho la metà.

In quanto a nuove abitudini, ora mi sveglio tranquillamente, godendomi quello che ho intorno e facendo una piccola passeggiatina ovunque io sia: ho l’esigenza di libertà.

Prima ero sempre disponibile, mentre adesso posso esserlo per un concerto ma non per le prove, quelle le faccio dal martedì al giovedì. Dal venerdì voglio iniziare a godermi la libertà.

Volevo chiederti se ti senti cambiato, da quando vivi e lavori su ruote: mi pare che abbia risposto abbondantemente a questa domanda! 🙂

Decisamente sì, ho delle priorità che non sono più quelle che erano prima. Sono io la mia priorità, ecco: ascolto meglio quello di cui ho bisogno.

I tuoi affetti come hanno reagito a questa decisione di vivere in modo diverso dalla norma?

Molto bene. Mamma è un pochino hippy, quindi serenamente; mio padre ha constatato con divertimento che così non avrei dovuto pagare l’affitto; mio fratello è un viaggiatore e vorrebbe farlo anche lui. La mia ragazza è stracontenta e gli amici super entusiasti.

Al di fuori della sfera più intima, ho ricevuto molte richieste di informazioni per capire come si vive in camper, ispirando diverse persone a fare questo tipo di vita.

Alcuni colleghi hanno comprato il camper e lo usano come svago, magari per andare ai concerti. Io lo uso tanto per andare ai miei concerti, e una delle esperienze più belle che ho fatto l’anno scorso è stata dormire nel paese in cui cantavo, perché risparmiavo sulle ore di tragitto e recuperavo molto più in fretta la stanchezza della serata: al mattino, ero pronto a ripartire verso la prossima tappa.


Sergio Calafiura_Caffè Connesso

Chi è Sergio Calafiura: inizia a cantare a 16 anni e a 21 anni si trasferisce a Milano per iniziare a studiare canto. Prima ancora di certificarsi come cantante a indirizzo rock-pop, inizia a insegnare e non smette più, sia di cantare sia di insegnare.

Nel 2007 fonda con un socio la Voice Power, scuola di canto a Cagliari; oggi sta tentando di trasformarla in una comunità di professionisti della musica che occupino quelle sale per insegnare (se ti interessa approfondire, contattalo!).

Ha all’attivo diversi progetti musicali, da solista e in gruppo, tra cover e inediti.

Forma gli insegnanti di canto e produce video didattici e contenuti per YouTube e per i social.

Su NirVan, tiene lezioni di canto online con persone di tutto il mondo e gira la Sardegna e l’Italia per incontrare i suoi allievi e fare lezione on the road.

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